Perchè servono i corsi di Primo Soccorso Pediatrico

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Mamma & Lavoro con il proprio staff di medici e infermieri da ormai 8 anni propone corsi di Primo Soccorso Pediatrico per insegnare ad affrontare situazioni di emergenza come il soffocamento o le manovre rianimatorie.

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In questi cinque anni abbiamo incontrato mamme, papà, baby sitter ed educatrici, e perfino tanti … nonni.

I nostri corsi si sono svolti nelle sedi più disparate, asili, nidi, farmacie, sedi comunali e aziende che ci hanno ospitato.

Ogni volta il corso Primo Soccorso Pediatrico è stato diverso dal precedente ed è stato un confronto tra docenti e partecipanti che ci hanno raccontato delle loro esperienze, dei loro timori  e infine della loro soddisfazione a fine corso, per quanto appreso.

In questi anni si sono alternati docenti diversi e lo stesso corso di Primo Soccorso Pediatrico è cambiato per adattarsi sempre di più alle esigenze dei partecipanti.

Ma perché vi raccontiamo questa cosa? Il motivo principale è per condividere con voi la soddisfazione di sapere di aver formato tante baby sitter o educatrici di nidi d’infanzia, di aver rassicurato tanti genitori e nonni e di sapere sopratutto che queste persone, oggi, sono in grado di affrontare tutte quelle situazioni di emergenza che possono coinvolgere i loro bambini.

La certezza di questa affermazione nasce dalle numerose lettere di ringraziamento che ci sono arrivate in questi anni. Ci avete detto che il Corso di Primo Soccorso Pediatrico ha lasciato un insegnamento che è stato utile nel momento del bisogno.

Tutte le persone che si sono trovate ad affrontare una situazione di emergenza (sanitaria) hanno agito correttamente, non hanno fatto errori, fornendo aiuto prima dell’arrivo dei soccorsi e dell’invio in Pronto Soccorso.

Questo per noi è un motivo di grandissima soddisfazione sapendo di aver fatto qualcosa di veramente utile e di aver aiutato così tanti bambini (e chi li aveva in cura in quei momenti)

Un ringraziamento anche a tutte le persone che hanno partecipato ai nostri corsi. La loro umanità e le loro esperienze hanno insegnato anche a noi a capire quanto sia grande il mondo dei bambini e di tutti gli adulti che ruotano attorno a loro.

francesco-luzzanaDott. Francesco Luzzana 
Medico Chirurgo Responsabile corsi di 
Primo Soccorso Pediatrico e disostruzione organizzati 
da Mamma & Lavoro


La puntura di Medusa: come comportarsi?

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Arriva l’estate e i nostri cuccioli (ma non solo loro) si tuffano gioiosi in mare. Ecco che a rovinarci la bella giornata ci pensano loro, le meduse.

Le meduse in questi anni hanno invaso i nostri litorali verosimilmente per l’innalzamento della temperatura del mediterraneo sia per i cambiamenti dell’habitat marino.

Ed ecco che le meduse hanno preso il sopravvento…

Queste piccole, gelatinose palline galleggianti a fior d’acqua, sono munite di tentacoli coperti da microscopiche bollicine (nematocisti) piene di veleno che possono causare, nella migliore delle ipotesi, un intenso dolore e, in alcuni casi, come quello della medusa “vespa di mare” in Australia, la morte

I sintomi della puntura da medusa includono bruciore, prurito, eruzioni cutanee e papule rilevate. Gli effetti successivi ad una puntura di medusa possono includere nausea, vomito, diarrea, gonfiore dei linfonodi, dolori addominali, intorpidimento / formicolio e spasmi muscolari.

Gravi reazioni allergiche possono causare difficoltà respiratorie, coma e morte.

Una puntura di una medusa “vespa di mare” o altri tipi velenosi di meduse, può causare la morte in pochi minuti!

Cosa fare quindi nell’immediato dopo una puntura da medusa?

In tutti i casi di puntura di medusa come prima cosa occorre immergere o sciacquare la zona con l’aceto per 15-30 minuti per fermare il rilascio delle tossine da parte delle nematocisti. Se non si dispone di aceto prontamente disponibile, sciacquare in acqua di mare. Non usare acqua fresca. L’acqua dolce farà sì che le nematocisti continuino a rilasciare la loro tossina. Per lo stesso motivo, non strofinare la zona, non applicare ghiaccio o acqua fredda.

Si devono distinguere due situazioni:

Se i tentacoli sono ancora aderenti occorre rimuoverli con un bastoncino, la carta di credito o un paio di pinzette (non toccateli mai con le mani nude!) e poi applicare o l’aceto o una soluzione alcoolica al 70% in modo da inattivare le nematocisti presenti.
Se viceversa vi è stato solo il contatto allora basta applicare l’aceto
Se la zona è ricoperta di peli il consiglio è quello di applicare la crema da barba o una pasta di bicarbonato di sodio e poi radere l’area con un rasoio per rimuovere eventuali nematocisti aderenti. Quindi riapplicare aceto o alcool. La crema da barba impedisce alle nematocisti che non sono stati attivati di rilasciare le loro tossine durante la rimozione con il rasoio.

In caso di punture da medusa agli occhi, questi devono essere risciacquati con una collirio idratante o fisiologica e successivamente occorre tamponare la pelle intorno agli occhi con un asciugamano imbevuto di aceto. Non posizionare l’aceto direttamente sugli occhi.

Le punture sulla bocca devono essere trattate con 1/4 di aceto e ¾ di acqua. Fare dei gargarismi e sputare fuori la soluzione. Non bere o deglutire la soluzione poichè può contenere i residui di medusa, le tossine o le nematocisti, potendo provocare inoltre il vomito.

Quando chiamare il 118 e recarsi in Pronto Soccorso?

La puntura di medusa richiede un trattamento medico immediato se:

La persona punta ha difficoltà respiratoria, difficoltà alla deglutizione, dolore toracico o dolore intenso nella sede del sito di puntura.
La persona è stata punta in bocca (o quando i tentacoli sono finiti in bocca) e la persona manifesta cambiamenti di voce, difficoltà a deglutire, o gonfiore della lingua o delle labbra.
Nei bambini e nelle persone anziane
Se la puntura coinvolge una vasta area del corpo, il viso, o genitali.
Se il paziente continua ad avere prurito, arrossamento, dolore e gonfiore della pelle (cellulite) intorno al pungiglione
Il medico successivamente prescriverà:

  • difenidramina o altro antistaminico per contrastare il prurito,
  • farmaci antidolorifici (Ibuprofene, Paracetamolo) per il dolore
  • Steroidi Topici o steroidi per via orale per aiutare con il gonfiore e prurito.
  • Il medico può anche prescrivere antibiotici se il paziente ha la cellulite.
  • Prendete tutti i farmaci come prescritto e fino a quando tutti i sintomi non saranno scomparsi

In caso di cellulite è consigliata anche la vaccinazione antitetanica se questa non è stata effettuata negli ultimi 10 anni.

Speriamo, con questi consigli, di avervi reso più sereni… buone vacanze!!

Dott. Francesco Luzzana

(Medico Chirurgo – Dipartimento Emergenza-Urgenza e Accettazione Ospedale Città Studi ICCS Mi)

 

Perchè il corso di Primo Soccorso Pediatrico di Mamma & Lavoro con le manovre salvavita è diverso dagli altri

Da circa cinque anni Mamma & Lavoro propone i corsi di Primo Soccorso e manovre salvavita per dare alle mamme, papà, baby sitter o comunque tutte le persone che hanno a che fare con i bambini, la sicurezza di saper agire correttamente in caso di necessità. Ma in cosa i nostri corsi sono diversi dagli altri?


Negli ultimi cinque anni, sopratutto a Milano e a Roma, è nata una crescente attenzione ai corsi di Primo Soccorso Pediatrico.

Anche a livello politico c ‘è stata una sensibilizzazione sull’argomento con l’approvazione in Lombardia di una legge che sancisce “l’obbligo di frequentare corsi formativi di primo soccorso e manovre salvavita e  di disostruzione pediatrica per tutte le strutture, sanitarie o educative, che si occupano di minori“.

Questi corsi sono attualmente proposti da Croce Rossa o altre strutture private con modalità o gratuite o a pagamento.

Normalmente i corsi gratuiti hanno funzione di informazione: sono illustrate le manovre di disostruzione e di rianimazione e hanno lo scopo di sensibilizzare la popolazione all’importanza della conoscenza delle manovre salvavita. Tuttavia non viene data in tale sede, la possibilità di imparare singolarmente le tecniche.

I corsi formativi, nei quali si apprendono queste manovre, con l’utilizzo di appositi manichini pediatrici, sono di solito a pagamento e fanno si che i partecipanti apprendano appieno la conoscenza delle tecniche di disostruzione delle vie aeree e rianimatorie.

In tutti questi casi viene data molta importanza al problema del soffocamento dei bambini anche se i dati epidemiologici ci dimostrano che l’incidenza non è così elevata quanto si creda. Ancora una volta la percezione che si ha di un pericolo, non corrisponde a realtà, sopratutto quando poi esponiamo i nostri bambini a rischi maggiori senza neanche accorgercene.

Queste premesse si rendono necessarie per spiegare il motivo per cui il corso di Primo Soccorso Pediatrico di Mamma & Lavoro è diverso dagli altri.

Corso primo Soccorso- manovre salvavita 1

Corso Primo Soccorso- Manovre salvavita 2

Più che illustrare le manovre salvavita in se,  si vuole insegnare a chi partecipa ai nostri corsi, a gestire una situazione di emergenza o urgenza sanitaria, nella sua completezza, dall’inizio alla fine, in modo da ottenere, il miglior risultato possibile.

Proprio per questo motivo il corso è tenuto da medici ed infermieri di Pronto Soccorso, con esperienza decennale, a loro volta formati e certificati *, in modo da garantire un elevato livello di qualità in ambito formativo.

In altre parole, i docenti sono persone che vivono nella quotidianità quelli che sono gli argomenti trattati nei nostri corsi. Non solo disostruzione o manovre salvavita, ma anche urgenze sanitarie quali le convulsioni, il trauma cranico, le ferite, lo shock, etc.

Le persone che frequentano i nostri corsi ricevono una formazione sanitaria a 360°, che li rende in grado di affrontare in autonomia qualunque situazione di emergenza o urgenza sanitaria.

Per avere tutte le informazioni sui corsi potete visitare le seguenti pagine:
- La nostra pagina su Mamma & Lavoro
- La pagina Facebook dei Corsi di Primo Soccorso Pediatrico

Quindi, andando al di la della manovre salvavita in se, come dico sempre al termine dei nostri corsi, uscendo dall’aula vi direte: “ok, se succede qualcosa nella quale posso fare la differenza, io lo saprò fare” e non credo che sia poco.

Qualità, professionalità e grande empatia con chi partecipa a questi corsi,  sono gli elementi di forza che ci distinguono. I commenti e il passaparola di chi ha partecipato la nostra migliore referenza.

Un caloroso saluto

francesco-luzzanaDott. Francesco Luzzana

Coordinatore dei Corsi di Primo Soccorso di Mamma&Lavoro

* BLSD, ATLS, ALS, PALS

Da oggi il corso è anche on line!

Da oggi per chi abita lontano da Milano, è possibile partecipare al Corso di Primo Soccorso Pediatrico anche on-line utilizzando la nuova piattaforma di Mamma&Lavoro, genitorieformazione.it

Mamme attenzione alla carne! Pericolo d’infezione e antibiotico resistenza

Una nuova (ed ennesima) minaccia si annida attorno a noi. Non li vediamo, ma senza accorgercene ci veniamo a contatto tutti i giorni. Inavvertitamente li ingeriamo e, senza saperlo, esponiamo tutta la nostra famiglia ad un grave pericolo, una infezione non curabile per l’antibiotico resistenza.

Quante volte, nei nostri gesti quotidiani, prepariamo la carne prima di cucinarla? Quante volte l’accompagnamo con una bella insalata? Sono gesti naturali, comuni, tramandati dai nostri genitori che però, non avevano a che fare con gli antibiotici presenti nella carne cruda.

E’ proprio da qui che parte il problema. Quando si parla di antibiotico resistenza noi pensiamo che dare troppe volte l’antibiotico ai nostri figli possa fare male, in realtà il problema è da una altra parte.

Questo problema nasce sopratutto dall’allevamento intensivo degli animali.

Per evitare che questi poveri animali, ammassati uno sull’altro, possano ammalarsi si ricorre all’utilizzo massivo di antibiotici.

Secondo l’OMS l’80% del consumo di antibiotici è nel settore dell’allevamento degli  animali ad uso alimentare. Questo è un dato impressionante. Vuol dire che si somministrano grandi quantità di antibiotici a tutti gli animali, anche a quelli sani per far si che non si ammalino.

Ma questo cosa comporta? Gli animali trattati con dosi massicce di antibiotici, fanno crescere all’interno del loro corpo, specialmente nell’intestino, dei batteri super resistenti,  in grado di resistere agli antibiotici comunemente usati.

Quando questi animali vengono macellati e preparati per la vendita, arrivano nelle nostre cucine. Noi non lo sappiamo, ma i tessuti, specialmente le interiora, sono ricchissimi di batteri antibiotico resistenti. Noi tocchiamo la carne con le nostre mani nude e con le posate da cucina. Noi non ce ne accorgiamo ma i batteri si depositano sulle nostre mani e sugli strumenti che abbiamo usato.

In un secondo momento prepariamo i contorni crudi (insalata, pane, etc)  usando le mani e  le stesse posate. Senza accorgercene, trasferiamo questi batteri sul cibo crudo.

Nel momento in cui ingeriamo gli alimenti crudi (o cotti a temperatura inferiore ai 70°C)  questi batteri entrano dentro di noi. A livello intestinale avviene il fenomeno del trasferimento genico orizzonatale. Cioè, i batteri antibiotico resistenti trasferiscono la loro resistenza agli antibiotici ai batteri presenti nel nostro intestino ed ecco che, sopratutto i bambini, sviluppano delle infezioni che non guariscono più, anche se curati con i comuni antibiotici.

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I dati sono allarmanti ma poca informazione viene fatta in merito.

L’antibiotico Resistenza provoca 25.000 decessi anno in Europa. Ma attenzione, non si tratta di persone anziane, malate o particolarmente deboli. In questi numeri ci sono gli operatori del settore alimentare, adulti e anche bambini, che muoiono per infezioni gravissime.

Dall’infografica interattiva  elaborata da EFSA e ECDC, nel nostro paese gli antibiotici ad uso umano come l’ampicillina (Augmentin per intenderci) , le tetraciline  e il sulfametossazolo  hanno oggi un effetto dimezzato rispetto a pochi anni fa.

Così come è molto elevata l’antibiotico resistenza ai ceppi di Salmonella, negli animali di allevamento a partire dai suini, fino al 44% per l’ampicillina.

Sempre secondo l’elaborazione di EFSA e da ECDC, i cittadini italiani hanno sviluppato “fino al 10% la resistenza per gli antimicrobici usati per curare la Salmonella ed è salita al 60% la resistenza agli antimicrobici criticamente importanti (fluorochinoloni e macrolidi) usati per combattere il Campylobacter coli”.  Occorre ricordare che la campilobatteriosi è la malattia veicolata da alimenti più comunemente riferita nell’UE.

L’Italia, per l’elevato utilizzo degli antibiotici nei campi alimentari, ha l’antibiotico resistenza più alte d’Europa

E ribadito già da novembre 2015,  dalla sorveglianza dell’antibiotico-resistenza dell’Istituto superiore di sanità (Ar-Iss): “In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene purtroppo tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea”. E  il nostro paese resta, quello, tra gli Stati membri, con il più alto consumo di antibiotici ad uso umano, con 27,5 DDD (Dose Definita Giornaliera ogni 1000 abitanti) insieme a Belgio, Francia, Cipro, Romania e Grecia, quest’ultima maglia nera con 36,1 DDD, contro una media europea di 22,4 DDD. Quasi il triplo dell’Olanda che consuma invece poco più di 10,7  DDD/die, secondo i dati elaborati dall’European Surveillance of Antimicrobial Consumption Network, (Esac-Net).

Quindi cosa dobbiamo fare?

  • Innanzitutto non toccare la carne cruda con le mani nude, usate sempre dei guanti monouso e lavate bene le mani prima e dopo la preparazione della carne.
  • Tutte le posate usate per la preparazione della carne devono essere lavate possibilmente ad almeno 60° e non usate per trattare altri alimenti
  • Preparare i prodotti alimentari in modo igienico, seguendo le cinque chiavi dell’Oms al cibo più sicuro (tenere pulito, separato e cotto, cuocere a fondo, conservare alimenti a temperature sicure, utilizzare acqua e materie prime sicure) e, per quanto possibile, scegliere cibi che sono stati prodotti senza l’uso di antibiotici per promozione della crescita o prevenzione delle malattie negli animali sani.
  • Usare solo antibiotici quando prescritti da un professionista sanitario certificato.
    Non condividere mai o utilizzare antibiotici residui.
  • Prevenire le infezioni regolarmente lavando le mani, preparando gli alimenti in modo igienico, evitando stretti contatti con i malati, praticando il sesso sicuro e mantenendo aggiornate le vaccinazioni.

Dott. Francesco Luzzana

Responsabile dei corsi di Primo Soccorso Pediatrico organizzati da Mamma & Lavoro

Tutto quello che si può fare per evitare la SIDS ai nostri bambini

Qual è la più grande preoccupazione per un genitore quando i bambini sono ancora piccoli? Perché il sonno nei bambini ci fa così paura? Cosa possiamo fare per opporci alla SIDS, la morte in culla nel lattante?

Quando si diventa genitori scopriamo una nuova preoccupazione. Mettiamo a dormire il nostro bambino e, soprattutto nei primi mesi, continuiamo a controllare se tutto stia andando bene, se il bambino stia respirando e che non ci siano problemi…

Controllare il respiro del bambino è un istinto primordiale, dettato dalla natura che però fa riferimento a un problema serio e purtroppo frequente, il problema della morte in culla (Sudden Infant Death Syndrome).

Sebbene da alcuni considerato “inevitabile” (ma non è così) la SIDS rappresenta una delle principali cause di morte entro l’anno nei bambini sani. Gli ultimi studi hanno identificato molteplici cause, purtroppo non facili da identificare. Alterazioni del battito cardiaco, alterazione della temperatura corporea, disturbi respiratori e infezioni latenti sono tutti fattori che possono scatenare una  SIDS.

Tuttavia non possiamo pensare che la morte in culla sia un evento ineluttabile. Anzi dobbiamo fare ogni sforzo per trovare tutte le soluzioni possibili. Pensate che solo il mettere il bambino in posizione supina (a pancia in su) quando dorme, ha ridotto del 50% l’incidenza delle SIDS.

In questi anni hanno avuto grande diffusione dei presidi in grado di percepire il movimento respiratorio del bambino mentre dorme e in grado di avvisarci nel momento in cui si verifica un arresto respiratorio.

Questi prodotti hanno sempre le medesime caratteristiche, sono dei tappetini messi nella culla tra materassino e bambino, in grado di percepire il movimento respiratorio e di avvisarci qualora questo si interrompa.

Tuttavia questi apparati a volte non sono posizionabili all’interno della culla o dell’ovetto oppure a volte il bambino si sposta fuoriuscendo dal campo d’azione del tappetino e facendo scattare senza motivo l’allarme.

Facendo una ricerca su Internet e su indicazione di alcune mamme che hanno frequentato i nostri corsi di primo soccorso abbiamo scoperto che esiste un prodotto innovativo. Un particolare sensore che può essere posizionato sul body del bambino in grado di percepire i movimenti respiratori e in grado di avvisarci qualora questi improvvisamente diventino assenti. 

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Questo prodotto “Snuza Hero”  prodotto e sviluppato da Snuza Inc ci ha subito colpito per le sue caratteristiche e  le sue indubbie qualità. In particolare le dimensioni lo rendono facilmente indossavi dai bambini anche più piccoli e in più il sistema di rilevazione percepisce anche i rallentamenti respiratori che a volte precedono l’insorgenza della SIDS. Infine,e non è cosa da poco conto, la versione Hero ha la caratteristica di vibrare per riattivare la coscienza del bambino e in caso la respirazione non torni normale, dare un segnale d’allarme. Snuza International Pty Ltd è una ISO 9001 & ISO 13485 compagnia certificata.

Il prodotto è disponibile su Amazon con spese di trasporto gratuite 


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Ovviamente questo apparecchio non esclude al 100% la comparsa di una SIDS ma, in base alle conoscenze attuali ci sembra un valido supporto che però deve essere associato alla conoscenza delle manovre di Primo Soccorso Pediatrico da effettuarsi immediatamente ai primi segni di arresto respiratorio nel bambino. Ecco perché consigliamo di seguire qualcuno di questi corsi o organizzati dalla Croce Rossa o dai medici di  Mamma & Lavoro (link)

Dott. Francesco Luzzana

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Corpi estranei nel naso, bocca e orecchie: cosa fare con i nostri bambini?

I nostri cuccioli sono affamati di conoscere il mondo che li circonda: esplorano, scovano, manipolano, assaggiano e, ahi noi, nascondono…

Attenzione quindi a cosa lasciamo alla loro portata, perché ogni piccolo oggetto può trasformarsi in un istante in “corpo estraneo” da cavar fuori da un nasino impertinente, da un orecchio o da una bocca sospetta e ostinatamente serrata.

Attenzione alla casa dei nonni o di chiunque non abbia una casa “a misura di bambino”, ai fratellini maggiori o ai cugini che giocano o utilizzano oggetti piccoli, “proibiti” ed attraenti.
Nella peggiore delle ipotesi quell’oggettino malefico, messo in bocca per gioco, può essere inalato, finendo in trachea, ostruire il passaggio dell’aria e soffocare il bimbo.
Questo è un evento potenzialmente mortale e deve essere affrontato con prontezza da chiunque di noi si trovi accanto ad un bambino che soffoca; pochi gesti essenziali da effettuare in sequenza in attesa dei soccorsi (118) si traducono in manovre salva-vita e sono oggetto del nostro corso di primo soccorso pediatrico.
Se invece il corpo estraneo imbocca la via della pappa e va nello stomaco, cerchiamo di capire COSA il bambino ha ingoiato, che DIMENSIONI e che FORMA ha.

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NON dobbiamo INDURRE IL VOMITO ed è meglio EVITARE di somministrare cibo e bevande, chiamiamo il 118 e raccontiamo con parole semplici e chiare: 1) quanti anni ha il bimbo; 2) come sta?  Sbava in continuazione? Si comporta stranamente? Ha il singhiozzo? Piange? Ha vomitato? Cosa ha vomitato? ; 3 ) cosa sospettiamo abbia mangiato; 4) quando pensiamo sia accaduto

Sono potenzialmente pericolosi oggetti grandi, acuminati, taglienti, metallici, di natura chimica (pile).
Tutto il resto, salvo diverse indicazioni del Pediatra di Pronto Soccorso,  con un po’ di pazienza (3/5 giorni circa), lo ritroveremo nel pannolino o nel vasino, quale premio per le ore dedicate a perlustrare con cura “le produzioni” della creatura …

E quel nasino così piccolo, cosa potrà mai nascondere? La risposta è sorprendente perché le narici sono estensibili e quelle piccole manine possono spingere nelle cavità nasali gli oggetti più disparati.

Se visibile ed accessibile, possiamo tentare di estrarre il corpo estraneo dal naso facendo reclinare il capo del bimbo (mento sul petto) ed afferrando l’oggetto saldamente tirando verso il basso.

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NON RECLINARE LA TESTA DEL BAMBINO ALL’ INDIETRO E NON SPINGERE L’ OGGETTO NEL NASO, perché potrebbe migrare nelle vie respiratorie e soffocarlo.
Se la manovra va a buon fine,  recarsi comunque dal Pediatra per un controllo, anche perché di corpi estranei dentro ce ne potrebbero essere degli altri (oh si , purtroppo!).
Se il bimbo manifesta ostruzione nasale , tranquillizziamolo ed invitiamolo a respirare a bocca aperta, finché non verrà valutato in Pronto Soccorso.
Può anche succedere che quanto pazientemente stipato su per il naso dal piccolo non venga scoperto subito e col tempo, causi dolore, sgocciolamento di muco o sangue dalla narice, malessere e febbre.
Nell’orecchio può finirci qualsiasi piccolo oggetto o, nei bambini più grandi, penne o matite. In questi ultimi casi, evitare di muovere il corpo estraneo (che essendo lungo e con una forma a punta può ledere gravemente) ed allertare il 118.
Un insetto nell’orecchio è evento estremamente raro, ma altrettanto fastidioso perché si muove. Allora, dopo aver tranquillizzato l’involontario piccolo ospite, bisogna introdurre nell’orecchio con una pipetta o una siringa senza ago dell’acqua, meglio ancora della soluzione fisiologica, tenendo la testa del bambino reclinata con l’orecchio da trattare verso l’ alto, per poi reclinarla dal lato opposto, al cessare di ogni movimento dell’indesiderato intruso.
Se siamo fortunati, con l’acqua dall’ orecchio potrebbe defluire anche l’insetto, ma val la pena comunque che il Pediatra ci butti un occhio con l’apposito strumento.

A proposito di occhio, non dimentichiamoci che anche gli occhi del nostro bambino possono nascondere corpi estranei, briciole, piccoli insetti, ciglia, peli animali, fibre di tessuto causano lacrimazione, presenza di secrezioni dense, arrossamenti, gonfiore , dolore e fastidio che i più piccoli manifestano portandosi la manina a strofinare l’occhio.

In questi casi mettersi in una zona bene illuminata, lavarsi e sciacquare accuratamente le mani (senza asciugarle poi con asciugamano), mantenere aperte le palpebre del bimbo delicatamente con indice e pollice di una mano e con l’altra istillare nell’occhio soluzione fisiologica , sollevare la palpebra superiore e ripetere il lavaggio con fisiologica e poi ripetere il lavaggio anche sollevando la palpebra inferiore, infine detergere senza strofinare con garza pulita o fazzoletto lavato e stirato e coprire l’occhio con benda oculare o fazzoletto pulito.

EVITARE contatto con COTONE IDROFILO O TESSUTO tipo lana o sintetico, non istillare COLLIRI.  Portare il bimbo dal Pediatra: sarà il medico consigliare l’eventuale accesso ad un Pronto Soccorso Oftalmico o porre indicazione ad una visita oculistica ambulatoriale.

I bambini più grandicelli possono trafiggersi gli occhi con oggetti appuntiti, che non devono essere rimossi, in attesa dell’arrivo del il 118, tempestivamente allertato.

Dott.ssa Rosalba Altese

Mamma e Medico di Pronto Soccorso

ICCS- Città Studi Milano

Vaccinazione si, vaccinazione no, aiuto!!!

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I vaccini sono pericolosi? Le parole “Vaccino” e “ Vaccinazione” sono in questi giorni tra i termini più cercati su Google. Questo per l’ultimo decreto legge che impone la vaccinazione obbligatoria per tutti i bambini in Italia.

Chi legge questo articolo probabilmente avrà già cercato informazioni in merito avendo alla fine ricavato solo un gran mal di testa …

E’ incredibile, l’argomento “vaccinazioni” è il classico esempio delle due facce di una stessa medaglia: a seconda del punto di vista hai due idee completamente diverse!

Proprio per questo motivo mi sono posto il compito di fare chiarezza su questo argomento. Vi anticipo già che però una conclusione unica e assoluta non c’é.

Dalla letteratura e da quello che ci dice l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sappiamo che ogni anno nel mondo muoiono un milione e mezzo di bambini per cause prevenibili con una semplice vaccinazione.

Quasi il 40% di queste morti è dovuto al morbillo, seguito dall’hemofilus influentiae (27%), dalla pertosse (20%). Proprio il morbillo, che doveva secondo i piani essere eradicato nel 2015 dall’Europa, sta invece tornando ‘in auge’ a causa di un rallentamento sul fronte delle vaccinazioni.

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Infatti la nostra società, non vedendo più queste malattie (e le loro conseguenze) ha abbassato la guardia, esponendosi al rischio di nuove epidemie.

L’ultimo congresso di rilievo sulle vaccinazioni è stato quello del Global Vaccine Summit ad Abu Dhabi nel quale si è tracciato il Global Vaccine Action Plan con l’impegno da parte di 194 paesi aderenti, di eliminare entro il 2020 la poliomelite e garantire una copertura vaccinale minima del 90% per le principali malattie infettive per i bambini di tutto il mondo. Si è calcolato che se si riuscirà nell’intento, si potranno evitare un miliardo di malati e 20 milioni di morti entro il 2020.

Con questi dati potremmo essere tutti d’accordo sulla innegabile utilità delle vaccinazioni ma ….

Basta fare un giro su internet per scoprire che anzitutto il miglioramento delle condizioni di vita e delle stesse cure mediche, hanno ridotto la diffusione e la gravità di molte malattie infettive.

Non ha poi molto senso proteggere bambini piccolissimi da malattie che difficilmente possono contrarre, pensiamo ad esempio al tetano (ferite) o all’epatite B (trasmissione con liquidi biologici o per via sessuale).

Il problema principale però, è rappresentato non dall’antigene del vaccino (la “targa” del virus, per intenderci) ma dalle sostanze allergizzanti usate per attivare il nostro sistema immunitario e rendere efficace il vaccino somministrato. Sono senza ombra di dubbio sostanze tossiche che noi inoculiamo nel corpo dei nostri bambini (sani) . Il mercurio – usato in precedenza – è stato abolito. Oggi si usa l’alluminio (da 0,5 a 2,5 mg dose), che l’OMS ritiene non dannoso. Ma è veramente così? Dove si deposita questo metallo pesante nel nostro corpo? Alcuni studi hanno documentato la presenza di alluminio a livello intracellulare di tutte le cellule, anche quelle della linea germinale (spermatozoi e ovociti) . Il rischio quindi è quello di alterazioni genetiche trasmissibili anche ai figli dei nostri figli ?

Vi sono stati dei casi in cui poi la vaccinazione non ha protetto da infezioni endemiche (ad esempio la antitubercolare, di per se già nota essere poco protettiva) oppure casi di infezioni conclamate da vaccino.

Due punti importanti però sono stati chiariti: non vi è correlazione tra vaccinazione e Sids (morte in culla) e non vi è correlazione tra vaccinazione e autismo.

Altro argomento di discussione è quello dell’associazione di più vaccini in un unica somministrazione

Da un certo punto di vista il somministrare tutte le vaccinazioni insieme può essere vantaggioso (unica puntura, minore quantità di agente allergizzante, costi inferiori di preparazione del vaccino) ma al tempo stesso si potrebbero obiettare su alcune vaccinazioni, ad esempio quelle per il tetano o per l’epatite B, in età precoce, di scarsa utilità e sicuramente loro stesse un costo maggiore per la società (le vaccinazioni facoltative costano 114 milioni anno)

vaccinazioni bambini

Domandona: alla fine cosa è giusto fare per i nostri figli?

Credo, in base ai miei studi e alle mie conoscenze, che le vaccinazioni siano effettivamente utili anche se a volte esistono complicanze e reazioni avverse anche gravi. Purtroppo non possiamo ancora sapere quali saranno in futuro gli effetti delle sostanze allergizzanti inoculate. Tuttavia la popolazione vaccinata è essa stessa una protezione alla diffusione di tutte le malattie infettive per le quali esiste un vaccino. La bilancia quindi tende ampiamente verso i vaccini se paragonata ai rischi degli stessi.

Al di la dell’obbligo di vaccinare i bambini, cosi come previsto dalla nuova legge, la cosa migliore è una campagna di informazione corretta e dettagliata che convinca tutti sull’utilità delle vaccinazioni anche in presenza di rischi statisticamente molto inferiori.

Forse in futuro debelleremo Poliomelite, Morbillo e Pertosse. Speriamo che i nostri figli non debbano però pagare un prezzo in futuro per questo. L’industria farmaceutica quindi deve fare uno sforzo per rendere questi vaccini sempre più sicuri per noi e per i nostri bambini.

PS. Per intenderci mio figlio l’ho vaccinato con le obbligatorie e le facoltative, non l’ho vaccinato con l’antinfluenzale (come consigliato dal Ministero della Sanità)

 Dott. Francesco Luzzana – Medico chirurgo Pronto Soccorso DEA Città Studi Milano. Responsabile corsi di Primo Soccorso Pediatrico.

Storia vera

“ Dottore vorrei vaccinare mio figlio contro il Morbillo“

“ Ma non dovrebbe essere già vaccinato?”

“No, non ho mai voluto, non l’ho mai vaccinato per niente, ma adesso che ci sono stati dei brutti casi di Morbillo a scuola ho paura”

“ Sa perchè ci sono stati questi casi? Perchè altri come lei non hanno voluto vaccinare i loro figli… la mando dallo specialista, teniamo controllato suo figlio e speriamo non venga contagiato”