Perchè servono i corsi di Primo Soccorso Pediatrico

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Mamma & Lavoro con il proprio staff di medici e infermieri da ormai 8 anni propone corsi di Primo Soccorso Pediatrico per insegnare ad affrontare situazioni di emergenza come il soffocamento o le manovre rianimatorie.

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In questi cinque anni abbiamo incontrato mamme, papà, baby sitter ed educatrici, e perfino tanti … nonni.

I nostri corsi si sono svolti nelle sedi più disparate, asili, nidi, farmacie, sedi comunali e aziende che ci hanno ospitato.

Ogni volta il corso Primo Soccorso Pediatrico è stato diverso dal precedente ed è stato un confronto tra docenti e partecipanti che ci hanno raccontato delle loro esperienze, dei loro timori  e infine della loro soddisfazione a fine corso, per quanto appreso.

In questi anni si sono alternati docenti diversi e lo stesso corso di Primo Soccorso Pediatrico è cambiato per adattarsi sempre di più alle esigenze dei partecipanti.

Ma perché vi raccontiamo questa cosa? Il motivo principale è per condividere con voi la soddisfazione di sapere di aver formato tante baby sitter o educatrici di nidi d’infanzia, di aver rassicurato tanti genitori e nonni e di sapere sopratutto che queste persone, oggi, sono in grado di affrontare tutte quelle situazioni di emergenza che possono coinvolgere i loro bambini.

La certezza di questa affermazione nasce dalle numerose lettere di ringraziamento che ci sono arrivate in questi anni. Ci avete detto che il Corso di Primo Soccorso Pediatrico ha lasciato un insegnamento che è stato utile nel momento del bisogno.

Tutte le persone che si sono trovate ad affrontare una situazione di emergenza (sanitaria) hanno agito correttamente, non hanno fatto errori, fornendo aiuto prima dell’arrivo dei soccorsi e dell’invio in Pronto Soccorso.

Questo per noi è un motivo di grandissima soddisfazione sapendo di aver fatto qualcosa di veramente utile e di aver aiutato così tanti bambini (e chi li aveva in cura in quei momenti)

Un ringraziamento anche a tutte le persone che hanno partecipato ai nostri corsi. La loro umanità e le loro esperienze hanno insegnato anche a noi a capire quanto sia grande il mondo dei bambini e di tutti gli adulti che ruotano attorno a loro.

francesco-luzzanaDott. Francesco Luzzana 
Medico Chirurgo Responsabile corsi di 
Primo Soccorso Pediatrico e disostruzione organizzati 
da Mamma & Lavoro


Primo Soccorso pediatrico – il trauma cranico

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Cosa fare quando il nostro bambino cade e picchia la testa? Il Trauma Cranico e’ purtroppo una situazione frequente e spesso non sappiamo come comportarci. Il dubbio principale è se gestire la situazione a casa o se interpellare un medico andando in pronto soccorso.

Abbiamo quindi chiesto ai medici dei nostri Corsi di Primo Soccorso Pediatrico di darci qualche indicazione in merito.

Come ci dobbiamo comportare quando il notro bambino cade e picchia la testa?

Trauma cranico nel bambinoLa prima cosa da verificare è l'”entità” del trauma. Da che altezza è caduto? Su cosa ha colpito? Ha messo le manine avanti o ha picchiato la testa senza frenare la caduta? C’è il bernoccolo? Tutto questo perchè nel trauma cranico conta tantissimo l’energia cinetica dell’impatto. Un conto e cadere mentre si sta imparando a camminare (da circa 60 cm) un conto è – ad esempio – la caduta dal fasciatoio (da oltre 120 cm). Anche il tipo di pavimento ha la sua importanza, un conto il marmo o le piastrelle, un conto un tappeto o il parquet.

D’accordo, ma quando il bambino ha picchiato la testa noi cosa dobbiamo fare?

Subito dopo il trauma occorre verificare come sta il bambino. Non ha dolore? (non piange) ottimo segno! Non ci sono segni sulla zona di impatto? Buon segno, vuol dire che non vi è stato un trauma importante. C’è il bernoccolo? Questo segno ci indica che ci è stato un trauma. Contrariamente a quanto si creda, il bernoccolo non vuol dire che il trauma si “sfoga” e che quindi possiamo stare tranquille, anzi, vuol dire che il bambino ha preso una bella botta.

Se la caduta è stata importante (es. fasciatoio) attenzione a non muovere il bambino! Potrebbe esserci una concomitante lesione della colonna vertebrale. Il consiglio in questo caso è di non spostarlo (o di muovere il meno possibile il collo e la colonna) e chiamare il 118 per avere consigli su come comportarci.

Nel  caso classico di caduta con bernoccolo come ci dobbiamo comportare? Dobbiamo rivolgerci ad un  medico?

Dopo un trauma di questo tipo occorre osservare il nostro bambino per verificare che non ci siano segni di sofferenza neurologica. Occorre anzitutto osservare le pupille e verificare che siano uguali e che non cambino nel tempo. Occorre verificare poi che non vi siano atteggiamenti strani (movimenti involontari, difficoltà a parlare o riconoscere gli oggetti) o comparsa di vomito. Qualunque di questi segni nelle ore successive ad un trauma cranico, impone una valutazione medica immediata, occorre cioè chiamare il 118 e affidarsi a loro.

Pupille anisocoricheUn consiglio che diamo sempre è quello di non correre nel primo ospedale a tiro (quello vicino casa, per intenderci) perchè magari non dispone delle specialità idonee per gestire questo tipo di urgenza.

Ma il bambino deve essere tenuto sveglio?

Spesso il bambino si fa male la sera, quando è più stanco e distratto. Dopo il pianto per lo spavento e il dolore sentito, tenderà ad addormentarsi. Sarà molto difficile tenerlo sveglio. Se non ci si riesce, occorre controllare il respiro e dopo un’oretta risvegliarlo e controllare le pupille. Tale operazione dovrà essere ripetuta più volte nella notte.

Purtroppo il trauma cranico nel bambino è molto frequente e al tempo stesso, per fortuna, di solito senza conseguenze. Di questo argomento ne parliamo accuratamente nei nostri corsi rivolti a genitori e operatori che hanno a che fare con i bambini. Ne parliamo anche in questo video di Easy Baby Sky. 

Speriamo che questi consigli siano utili e vi invitiamo comunque a contattare il 118 per ogni dubbio qualora vi troviate in difficoltà.

Del Trauma Cranico ne parliamo anche su MediciItalia

Da oggi il corso è anche on line!

Corpi estranei nel naso, bocca e orecchie: cosa fare con i nostri bambini?

I nostri cuccioli sono affamati di conoscere il mondo che li circonda: esplorano, scovano, manipolano, assaggiano e, ahi noi, nascondono…

Attenzione quindi a cosa lasciamo alla loro portata, perché ogni piccolo oggetto può trasformarsi in un istante in “corpo estraneo” da cavar fuori da un nasino impertinente, da un orecchio o da una bocca sospetta e ostinatamente serrata.

Attenzione alla casa dei nonni o di chiunque non abbia una casa “a misura di bambino”, ai fratellini maggiori o ai cugini che giocano o utilizzano oggetti piccoli, “proibiti” ed attraenti.
Nella peggiore delle ipotesi quell’oggettino malefico, messo in bocca per gioco, può essere inalato, finendo in trachea, ostruire il passaggio dell’aria e soffocare il bimbo.
Questo è un evento potenzialmente mortale e deve essere affrontato con prontezza da chiunque di noi si trovi accanto ad un bambino che soffoca; pochi gesti essenziali da effettuare in sequenza in attesa dei soccorsi (118) si traducono in manovre salva-vita e sono oggetto del nostro corso di primo soccorso pediatrico.
Se invece il corpo estraneo imbocca la via della pappa e va nello stomaco, cerchiamo di capire COSA il bambino ha ingoiato, che DIMENSIONI e che FORMA ha.

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NON dobbiamo INDURRE IL VOMITO ed è meglio EVITARE di somministrare cibo e bevande, chiamiamo il 118 e raccontiamo con parole semplici e chiare: 1) quanti anni ha il bimbo; 2) come sta?  Sbava in continuazione? Si comporta stranamente? Ha il singhiozzo? Piange? Ha vomitato? Cosa ha vomitato? ; 3 ) cosa sospettiamo abbia mangiato; 4) quando pensiamo sia accaduto

Sono potenzialmente pericolosi oggetti grandi, acuminati, taglienti, metallici, di natura chimica (pile).
Tutto il resto, salvo diverse indicazioni del Pediatra di Pronto Soccorso,  con un po’ di pazienza (3/5 giorni circa), lo ritroveremo nel pannolino o nel vasino, quale premio per le ore dedicate a perlustrare con cura “le produzioni” della creatura …

E quel nasino così piccolo, cosa potrà mai nascondere? La risposta è sorprendente perché le narici sono estensibili e quelle piccole manine possono spingere nelle cavità nasali gli oggetti più disparati.

Se visibile ed accessibile, possiamo tentare di estrarre il corpo estraneo dal naso facendo reclinare il capo del bimbo (mento sul petto) ed afferrando l’oggetto saldamente tirando verso il basso.

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NON RECLINARE LA TESTA DEL BAMBINO ALL’ INDIETRO E NON SPINGERE L’ OGGETTO NEL NASO, perché potrebbe migrare nelle vie respiratorie e soffocarlo.
Se la manovra va a buon fine,  recarsi comunque dal Pediatra per un controllo, anche perché di corpi estranei dentro ce ne potrebbero essere degli altri (oh si , purtroppo!).
Se il bimbo manifesta ostruzione nasale , tranquillizziamolo ed invitiamolo a respirare a bocca aperta, finché non verrà valutato in Pronto Soccorso.
Può anche succedere che quanto pazientemente stipato su per il naso dal piccolo non venga scoperto subito e col tempo, causi dolore, sgocciolamento di muco o sangue dalla narice, malessere e febbre.
Nell’orecchio può finirci qualsiasi piccolo oggetto o, nei bambini più grandi, penne o matite. In questi ultimi casi, evitare di muovere il corpo estraneo (che essendo lungo e con una forma a punta può ledere gravemente) ed allertare il 118.
Un insetto nell’orecchio è evento estremamente raro, ma altrettanto fastidioso perché si muove. Allora, dopo aver tranquillizzato l’involontario piccolo ospite, bisogna introdurre nell’orecchio con una pipetta o una siringa senza ago dell’acqua, meglio ancora della soluzione fisiologica, tenendo la testa del bambino reclinata con l’orecchio da trattare verso l’ alto, per poi reclinarla dal lato opposto, al cessare di ogni movimento dell’indesiderato intruso.
Se siamo fortunati, con l’acqua dall’ orecchio potrebbe defluire anche l’insetto, ma val la pena comunque che il Pediatra ci butti un occhio con l’apposito strumento.

A proposito di occhio, non dimentichiamoci che anche gli occhi del nostro bambino possono nascondere corpi estranei, briciole, piccoli insetti, ciglia, peli animali, fibre di tessuto causano lacrimazione, presenza di secrezioni dense, arrossamenti, gonfiore , dolore e fastidio che i più piccoli manifestano portandosi la manina a strofinare l’occhio.

In questi casi mettersi in una zona bene illuminata, lavarsi e sciacquare accuratamente le mani (senza asciugarle poi con asciugamano), mantenere aperte le palpebre del bimbo delicatamente con indice e pollice di una mano e con l’altra istillare nell’occhio soluzione fisiologica , sollevare la palpebra superiore e ripetere il lavaggio con fisiologica e poi ripetere il lavaggio anche sollevando la palpebra inferiore, infine detergere senza strofinare con garza pulita o fazzoletto lavato e stirato e coprire l’occhio con benda oculare o fazzoletto pulito.

EVITARE contatto con COTONE IDROFILO O TESSUTO tipo lana o sintetico, non istillare COLLIRI.  Portare il bimbo dal Pediatra: sarà il medico consigliare l’eventuale accesso ad un Pronto Soccorso Oftalmico o porre indicazione ad una visita oculistica ambulatoriale.

I bambini più grandicelli possono trafiggersi gli occhi con oggetti appuntiti, che non devono essere rimossi, in attesa dell’arrivo del il 118, tempestivamente allertato.

Dott.ssa Rosalba Altese

Mamma e Medico di Pronto Soccorso

ICCS- Città Studi Milano

Emergenza 112 : il migliore amico della mamma (in caso di emergenza)

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Il numero di telefono “Emergenza 112” è il migliore amico della mamma per affrontare una possibile situazione di emergenza.

Incidente stradale, aggressione o rapina, emergenza sanitaria, in ogni caso il numero di telefono da contattare è sempre e solo il 112.

Come ci dobbiamo comportare in caso di emergenza? Quale è la prima cosa da fare nel momento in cui i nostri bambini stanno male? Cosa può fare una mamma, spesso da sola? Come più volte spiegato nei nostri corsi di Primo Soccorso Pediatrico, la catena della sopravvivenza ci dice che, in ogni situazione di emergenza, la prima cosa da fare è chiamare il servizio “112“.

Il servizio di Emergenza 112 è il numero di telefono unico in Italia. Componendo qualsiasi numero di emergenza del passato (112, 113, 115, 118) noi entriamo in contatto con l’operatore della Centrale Operativa Unica del servizio Emergenza 112 che prende in carico la nostra chiamata, se necessario attiva una teleconferenza per la traduzione multilingue e inizia la compilazione della scheda contatto.

Il collegamento con il CED interforze del Viminale consente di raccogliere in pochissimi istanti i dati identificativi del numero chiamante (per le chiamate da telefono fisso) o la sua localizzazione (per le chiamate da telefono mobile). Quindi se anche non sapremo con esattezza dove ci troviamo, ad esempio su una strada extra urbana, in pochi secondi saremo localizzati per l’invio dei soccorsi.

Tutte le informazioni raccolte vengono inserite in una scheda elettronica; a quel punto la chiamata, corredata dalla scheda, viene trasferita alle Forze di Pubblica Sicurezza (112 e 113), alla Centrale Operativa dei Vigili del Fuoco (115) o al Soccorso Sanitario(118); viene cioè trasferita all’amministrazione competente per funzione e territorio

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Molti si domanderanno quale sia il senso di una centrale operativa prima della centrale del 118.

Lo scopo è anzitutto quello di filtrare le chiamate inappropriate (60% dei casi) e poi quello di garantire la risposta di un operatore sempre in pochi secondi (4-5 in media). L’altra cosa da sapere è che tutto il traffico telefonico e tutti i dati relativi agli eventi vengono registrati.

Una volta che abbiamo chiamato il servizio Emergenza 112 cosa succede?

In base alle vostre esigenza la centrale operativa del 118 invierà o l’ambulanza (detto mezzo base) o l’auto medica ( soccorso avanzato) per aiutarvi. E, sorpresa, guardate nella tabella sovrastante i tempi medi di soccorso: per le urgenze vere (codici gialli/rossi) i tempi medi di intervento sono di 15 minuti. In quei quindici minuti la mamma non sarà mai lasciata da sola e tramite operatore sarà assistita in ogni momento sino all’arrivo dei soccorsi.

Inevitabilmente raccomandiamo a tutte le mamme (ma anche papà, nonni, tate e baby sitter) si seguire un corso di Primo Soccorso Pediatrico solitamente organizzati dalle croci e dei quali noi siamo fautori da ormai quasi dieci anni su Milano e provincia.

L’aver seguito uno di questi corsi vi garantisce di saper cosa fare (e non fare) in quei  minuti che precedono l’arrivo dei soccorsi organizzati dal 112.

Dott. Francesco Luzzana

Responsabile dei corsi di

Primo Soccorso Pediatrico

organizzati da Mamma & Lavoro